The True Story of the Archetipetti
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Fatti essenziali ed esenziali della Storia degli Archetipetti

Il nome Archetipetti (o Princes Tipes in latino) è documentato per la prima volta da Tacito nei suoi Annali e si riferisce in generale ad un popolo non latino, di probabile origine greca e che comunque vive già da tempo immemorabile (per Tacito, che se le cose non se le scriveva le dimenticava subito) in ogni parte del mondo allora conosciuto ed era considerato una sorta di plaga innocua. Tacito riferisce comunque come i migliori tra gli appartenenti a questo popolo siano tenuti in grande considerazione addirittura in ambienti di corte imperiale e come altri consiglino (o pilotino, secondo le malelingue) alti membri del Senato. Tacito non esprime un giudizio, tuttavia si avverte una certa “cautela” nelle sue parole – come non si fidasse di dire tutto quello che sa o ha scoperto.

Nell’Alto Medio Evo si ha notizia di un certo Arche’ Magnotipetto che sembra sia salito sul trono di San Pietro per ca. 23 ore e 17 minuti – giusto il tempo necessario per essere trovato e scacciato. Il Sommo Pontefice legittimamente in carica, Leone IV, comunque rinunciò inspiegabilmente alla scomunica e non fece torcere neppure uno dei tre capelli dell’Arche’.

Pochi decenni più tardi narra la leggenda che il povero Ruggero fosse salvato da un cavaliere rispondente al nome di Archetorlando, appartenente ad un antico casato siciliano, ma senza terra per via di alcune fastidiose vicende di eredità e – pare, ma sono voci all’interno di una leggenda! – per via anche di un legame non del tutto casto con una punzella locale e altolocata. Ruggero era finito in mano ad una banda di senzadio decisi a spassarsela a spese di un cavaliere cristiano. Il fuoco su cui volevano rosolarlo era già acceso quando intervenne provvidenzialmente il nostro eroe munito di tutto l’occorrente per distogliere i marrani, ossia un carretto con una porchetta intera di maiale, alcuni sfilatini e un bel po’ di vino rosso. Si dice che, una volta liberato, Ruggerò invitò il salvatore a cena, pagamento alla romana, si intende.

Cosa bizzarra è che dopo questa fugace apparizione nei dintorni dei poemi cavallereschi, le tracce degli Archetipetti scompaiano nuovamente dai documenti storici ricomparendovi solo di recente grazie soprattutto alle ricerche svolte da un gruppo di studiosi pinerolesi guidati dalla mitica figura dell’ormai scomparso Dr. Rag. Vincenzo Spadatratta, personaggio che il lettore sicuramente conoscerà soprattutto per le sue trasmissioni televisive di divulgazione scientifica e storica.

Nonostante l’assenza di notizie storiche certe e documentate, il nome Archetipetti compare spesso e volentieri in racconti non verificabili riguardanti la vita e le opere di alcuni tra i più illustri personaggi dello sport, della cultura, della scienza e della politica. Un aura di leggenda avvolge queste notizie, leggenda alimentata anche dal fatto che gli stessi personaggi non abbiano mai preso posizione su queste dicerie. Si dice – per esempio – che Leonardo da Vinci fosse un Archetipetto, come del resto anche la modella del suo quadro più famoso. Notizia non verificabile come quella che attribuisce la stessa provenienza a Filippo Inzaghi, attaccante del Milan. Di sicuro c’è solo che gli Archetipetti sono in mezzo a noi, che a volte si mostrano in pubblico per svolgere le proprie attività – per la maggior parte dei casi lecite.

Bibliografia succinta | Short Bibliography

Storia degli Archetipetti, A. Leonardi,
BuyMyFonts.com Edition, Berlino 1999, 648 pp.
(esaurito e irreperibile da ieri)

Archetipetti: Mito e Leggenda, A. Leonardi,
TheLion&TheBee, Brema 2001, 360 pp. con molte illustrazioni
(irreperibile da sempre, probabilmente in ristampa)

Al principio era l’Archetipetto.
Guida critica all’Archetipettologia
, A. Leonardi,
Editrice Universitaria Leonardiana, Firenze 2002, 240 pp. in B/N
(disponibile solo per gli studenti del Corso di Paleoarchetipettologia)